Il dittatore Tornare con i piedi per terra Quali che possano essere le rassicurazioni offerte dal ministro Boschi, la sola idea di porre la fiducia su una riforma elettorale, che pure abbiamo visto provenire dagli ambienti di Palazzo Chigi, sarebbe stata indice di una concezione sbagliata dei rapporti politi istituzionali tra governo e Parlamento. E non vale nemmeno la pena di citare i precedenti storici, riesumando De Gasperi e la cosiddetta “legge truffa”, perché oramai ci siamo convinti che non sono alla portata della dell’intelligenza che alberga nell’ attuale maggioranza. Più semplicemente ci limitiamo a dire che una legge concernente le regole del voto non è mai stata e non potrà mai essere un provvedimento degno di un governo che si ritiene democratico. La ragione di questo assunto dovrebbe essere comunque chiaro allo stesso presidente del Consiglio, che pure aveva brillantemente individuato la necessità di stabilire un percorso condiviso. Il “patto del Nazareno”, poteva essere contestato nel merito e nel metodo, ma non nella sua ragione di fondo, ovvero quella di poter garantire se non la la rappresentanza di tutti gli italiani, almeno la governabilità sulla base di un’intesa fra le principali forze del paese. Se Renzi era partito con il piede giusto, preoccupato di ampliare l’intesa sulla riforma elettorale come su quella della riforma costituzionale, sia approdato malissimo, quasi non si rendesse conto che non solo tutta l’opposizione è salita sugli scudi, ma nemmeno il suo partito intende più seguirlo, con implicazioni tali che non può più essere sminuito alle categorie dell’invidia o del rancore. Una qualche domanda su come si sia arrivati a questa situazione e come poterne uscire il premier dovrà pur porsela, perché davvero non può suscitare l’impressione, che pure è oramai evidente in tutta l’opinione pubblica, anche quella più favorevole al premier, di volersi fare una legge elettorale a misura, aumentare il suo potere personale e calpestare per giunta deliberatamente tutte le opposizioni interne ed esterne al suo partito. Sarebbe persino più dignitoso abolire il voto e proclamare la dittatura, se non altro nel Paese potrebbe iniziare una lotta clandestina contro questa sconsiderata specie di tirannia. Per cui visto che non abbiamo nessun interesse a drammatizzare una situazione che sta sfuggendo di mano al presidente del Consiglio, ci auguriamo che ritorni con i piedi per terra. Roma, 23 Aprile 2015 |